IL NATALE DEI PELLEGRINANTI – DOMENICA 5 GENNAIO 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era  lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli da testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
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​Quando tutto sembra volgere al termine, tutto sembra ricominciare. Quando tutto sembra spegnersi, d’un tratto si riaccende quella luce che spesso si è messa in disparte.

​Natale con i suoi ritmi e i suoi tempi sembra volgere alla fine. Invece, proprio questa fine segna i tempi degli inizi di una realtà nuova. Una storia che sembra non finire mai, ma segnare spazi nuovi e mai realizzati in precedenza. 

​Il vangelo di Giovanni, con il prologo, non è un trattato di teologia, ma mostra quell’eterno contrasto tra bene e male che caratterizza la vita umana. Un bene che cerca di farsi spazio nel male dell’umanità che ha un peso specifico enorme. Le guerre, le violenze, i disastri e tante altre nefandezze fanno notizia. Il bene nel silenzio della vita di ogni giorno non si spegne mai e ha i caratteri dell’eternità.

​Il brano è un invito all’accoglienza. Se “i suoi non l’hanno accolto”, la comunità ecclesiale è in prima persona invitata a trovare le strade migliori affinché questa accoglienza del Cristo sia realizzata. Il Piccolo di Betlemme, nel silenzio della notte nasce ancora e vuole continuare a nascere.

​Accogliere Gesù, vuol dire accogliere ogni persona e dare a ognuno la sua giusta dignità. Accogliere non è mai un peso. Accogliere non è un dovere, ma un servizio che ogni cristiano e ogni persona è invitato a realizzare.

​Per questo la comunità dovrà trovare sempre i mezzi e i modi migliori per accogliere Gesù. In questa nostra società in cui l’indifferenza sembra allargarsi sempre più, le logiche dell’accoglienza che Gesù ci ha mostrato con il suo Natale non possono cadere nel vuoto. L’egoismo, l’isolamento, il crollo dei valori umani, la mancanza della fraternità universale, la progettualità della pace mostrano concretamente le difficoltà a progettare l’accoglienza. 

​Se questa domenica prolunga il Natale, vuol dire che è urgente accendere le “luci” spente da questo momento. Luci di speranza e di vita, luci che facciano riemergere l’importanza della persona umana sopra ogni cosa, luci che non coincidono con gli orrori che vediamo sotto i nostri occhi e con tante altre che vengono spente per far emergere l’ego umano.

​I pellegrinanti della speranza non possono non avere l’obiettivo di accendere le luci e soprattutto devono avere l’impegno di non spegnere quelle che illuminano e di riaccendere quelle si sono spente.

Il vostro parroco

Antonio Ruccia