I PELLEGRINANTI: UOMINI E DONNE DEL RISCATTO – DOMENICA 19 GENNAIO

Dal Vangelo di Giovanni (2,1-12)

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». «Riempite d’acqua le anfore» E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei,contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

​L’episodio della manifestazione del Signore a Cana di Galilea è un’anticipazione della proposta dell’annuncio della risurrezione che s’inquadra nel superamento del “vecchio” e nella dinamica di quella novità che Cristo mostrerà nella completezza nel giorno della risurrezione. 

​Un vero e proprio modo in cui Gesù “gioca d’anticipo” e riscatta una situazione di precarietà con i tratti di chi non ha più alcuna possibilità di ribaltare la situazione in corso. 

​Cana di Galilea, all’interno del Vangelo di Giovanni, è il luogo della presentazione dei primi pellegrinanti.

Il contesto è quello di una festa di notte: “tre” giorni dopo il primo incontro, Gesù sembra domandare, ai primi discepoli, un’ennesima volta se erano disposti a proseguire il cammino. 

​Si verifica un increscioso episodio. Viene a mancare il vino. Maria chiede a Gesù di risolvere la situazione e Gesù le risponde che forse non era giunto il tempo opportuno per mostrare chiaramente la sua missione.

Intanto, si fa portare “sei” giare di pietra. Ha capito che la mancanza di vino è segno di quello che manca ad una futura comunità di pellegrinanti. Uomini e donne che avrebbero dovuto mettersi in cammino per riscattare tutte le situazioni di disagio. 

​Quelle sei giare di pietra sono segno di una fede legata alla Legge mosaica scritta su tavole di pietra. A Cana la mancanza di vino, simbolo dell’amore sponsale (cf. Ct 1,2; 1,4; 4,10; 7,10), è il segno che l’antica alleanza del Sinai, simboleggiata dalle «sei anfore di pietra» vuote, è ormai giunta al capolinea «perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo»). Il riferimento del testo alla funzione delle anforeallude al fatto che la «purificazione» necessaria per il culto e la santificazione del popolo di Dio non proviene più dalla legge di Mosè bensì dalla Parola di Gesù.

Gesù propone con il miracolo del vino il superamento della fede del dovere, per indicare la fede del dono e del cuore. Gesù anticipa i tempi e soprattutto il sacrificio del riscatto che avverrà successivamente sulla croce.

​Tutto sembrerebbe chiaro: Gesù è colui che salva e si manifesta come Dio. ​Tutto sarebbe chiuso e circoscritto. 

Gesù, invece, chiede che quel vino sia distribuito a tutti. Credere non vuol dire portarsi un peso; non vuol dire solo essere dei riscattati e credenti. Credere vuol dire distribuire quanto si è ricevuto e distribuirsi per dare a tutti la possibilità di “uscire” e realizzare la Pasqua. 

​I pellegrinanti sono chiamati ad annunciare una fede “da risorti”. Una fede che sia in grado di mostrare l’impegno a non tirarsi indietro e l’invito di Cristo a trasformare il vecchio in nuovo e la mancanza di vino in proposta d’amore. 

​Cana è la città dei nuovi pellegrinanti. È la città dei missionari del riscatto. È la città di quelli che credono che bisogna camminare per realizzare scelte di risurrezione. 

Il vostro parroco

Antonio Ruccia