Verbi e azioni dei pellegrini della speranza – Natale 2024

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 1-14)


In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

​Forse siamo stati poco attenti nella lettura di questa pagina di Vangelo che abbiamo letto ed ascoltato fin da piccoli. I personaggi, che appaiono uno dopo l’altro con compiti specifici e diversi, sono tutti in movimento. Nessuno di loro sta staticamente attendendo qualcosa o qualcuno. Sono in movimento e sembrano indicarci un itinerario che alla fine ci coinvolge e ci stravolge.

​Sono i pellegrini della speranza che non solo avanzano verso il giubileo, ma soprattutto ci indicano le strade che potremo percorrere per far strada al Signore Gesù che nasce ancora per noi, senza sgomitare, ma allargando ogni tipo di sbarramento perché Lui, il Piccolo di Betlemme, entri nei cuori di tutti, nessuno escluso. 

​Le loro caratteristiche sono inconfondibili. Sono

– “apritori” di tutte le porte e dei tanti muri che dividono uomini e nazioni;

– “sdebitatori” di tutte le pendenze che siano economiche o addirittura dipendenze da sostanze o da persone quasi fossero schiavi di qualcuno o di qualcosa;

– “azzeratori” che sanno fare i conti non da bravi ragionieri, ma da ottimi “perdonanti” perché alla fine diventano quelli che hanno colto che solo con il perdono tutto è possibile;

– “rinnovanti”, quelli che non si riciclano, ma che sanno rigenerare ogni cosa, rigenerandosi come persone;

– “realizzanti”, quelli che non si arrendono mai, ma, non lasciandosi rubare la speranza, costruiscono quel pezzo di regno di Dio nel piccolo come nel grande della loro storia. 

Giuseppe il falegname: di porte se ne intendevae nessuna chiave gli impediva di aprirle. Giuseppe non sigilla mai le entrate, ma è sempre pronto a dar seguito alle logiche dell’amore. Padre e mai padrone insegna soprattutto alla nostra, che è una società senza padri che accettare Gesù, vuol dire accettare tutti ed eliminare le diversità. 

Maria di Nazaret: giovane, bella, gravida prima e mamma dopo, è Colei che ci insegna a sdebitarci con il passato e a rigenerarci in prospettiva del futuro. Anche quando le nostre strade devono essere cambiate, è necessario che ci si trovi pronti e ci si metta a disposizione di Gesù per farlo nascere ancora nel mondo.

I pastorisono quelli che azzerano le distanze perché non hanno paura del buio. Hanno la forza di andare verso la grotta e soprattutto la forza di tornare dalla grotta perché hanno capito che bisogna donare e che il mondo non è mai circoscritto ad un gregge, ma ci sono altre pecore che devono essere raggiunte e con loro procedere verso altri pascoli perché né la guerra, né le pene restrittive hanno mai cambiato l’umanità. 

Gli angeli: sono sempre presenti e si rinnovano continuamente. Annunciano sempre novità importanti. Hanno un’apertura alare gigantesca e sanno unirle anche quando hanno un’ala soltanto. Sono scienziati e teologi che cercano di indicare la strada nuova per la collaborazione e mai per la mortificazione. Più che progettare armi che uccidono o indicare leggi morali che violentano l’uomo, sono collaborativi e mostrano che Gesù è la speranza che non muore come chi crede e ama sempre. 

realizzatori: sono quelli invitati ad entrare in scena alla fine. Siamo proprio noi che dobbiamo decidere se entrare o non entrare per la porta della speranza. Se decidiamo di farlo dobbiamo essere collaborativi e prendere tra le braccia il Bambino di Betlemme e con Lui, tutti i bambini del mondo che non sono mai un errore. 

Buon Natale

a te che sei solo;

a te che sei “orso”;

a te che hai chiuso ogni porta;

a te che non vuoi partorire;

a te che tieni tutti a distanza;

a te che non vuoi saperne di nessuno;

a te che non vuoi cominciare a cambiare;

a te bambino/a che non potrai nemmeno andare a Messa in questo giorno perché i tuoi ti diranno che abbiamo da fare e siamo stanchi;

a te che per Gesù daresti sempre tutto. 

E sia vero giubileo!

Il vostro parroco

Don Antonio