DA PELLEGRINI A PELLEGRINANTI – SANTA FAMIGLIA 2024

Dal vangelo secondo Luca (Lc 2,41-52)

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.

Dopo tre giorni, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

​C’è un enorme differenza tra “pellegrini” e “pellegrinanti”. 

I primi sono coloro che vanno e si recano da qualche parte mostrando il senso della fede e del loro credo. Sono uomini e donne di una fede “a tempo”, circoscrivibile e databile. Sono quelli che si vestono e si svestono di questa identità, che spesso si arrendono di fronte alle prime difficoltà e il loro credo sembra essere un eterno desiderio mai realizzato.

pellegrinanti, oltre ad essere in cammino, si preparano ogni giorno a diventare “maratoneti”.

Sono un po’ come Filippide che corre da Maratona verso Atene per annunciare la “vittoria”. Certo, i pellegrinanti non annunciano la vittoria di Atene su Sparta, ma sono quelli che annunciano che Cristo è colui che dà un senso alla vita. Il loro cammino non finisce, come lo fu per Filippide, ma è continuo. Sono maratoneti di Cristo che è la speranza dell’umanità.Nato povero ed umile nella grotta di Betlemme mostra di esserci ancora dopo oltre duemila anni; di essere un Bambino vivo che sprona tutti a non adagiarsi nelle alcove della nostra società del perbenismo; di oltrepassare le barriere divisorie dell’umanità e di poter  fondare proprio con questi pellegrinanti una nuova società dell’amore.

Anche Maria e Giuseppe sono invitati da Gesù a diventare pellegrinanti e a non restare semplici pellegrini.

Maria e Giuseppe, pellegrini pasquali annuali, si dirigono verso il Tempio di Gerusalemme da Nazaret insieme ad altri pii e devoti osservanti della Legge. Una famiglia che aveva riposto tutto in Dio. Una famiglia modello. Una di quelle a cui tutti guardano, come anche tutt’oggi, per dirsi “credenti”. 

Erano una famiglia dalle lunghe vedute. Avevano fiducia in Gesù tanto da ritenerlo pronto a stare con tutti e non attaccato sempre a loro. Lungimiranti rispetto anche ai tanti genitori apprensivi dei nostri giorni che più che educare insinuano fobie e nuove paure nei loro figli.

Quando si accorgono che Gesù non è nella carovana, tornano indietro e assistono ad uno “spettacolo” inconsueto. Gesù che “tiene banco” a dotti e sapienti sulla Legge mosaica, proponendogli di integrarla e di porre le basi per un miglioramento della stessa. 

Mostrava a questi esperti, e anche a Maria e Giuseppe, genitori allarmati dalla sua scomparsa, la strada dei pellegrinanti.
Li invitava ad uscire dalla logica di una fede ingabbiata e rigida e li spronava ad aprirsi al futuro,ad un giubileo della speranza che li avrebbe resi non solo bravi pellegrini, soprattutto pellegrinantiverso un mondo che cerca il senso della vita senza rigidismi, ma pronti a catapultarsi nella costruzioneun mondo di pace e di giustizia senza essere schiavi dei potenti e senza timore di fare qualcosa di rivoluzionario. 

Li invitava a vivere una fede nuova fatta di “movimenti verticali” verso Dio-Padre con un modo di pregare non più lamentoso, ma scoprendo il suo amore misericordioso e senza misura. Li invitata anche a vivere la fede con   “movimenti orizzontali”, cioè verso i poveri che d’ora innanzi sarebbero stati i protagonisti del futuro della fede. 

Li invitava a passare da pellegrini a pellegrinanti. Ad essere non più solo credenti “a tempo” o occasionali, ma pilgrims for ever(pellegrinanti per sempre). Famiglie di fede e di carità che non perdono mai la speranza. 

Pellegrinanti di un giubileo nuovo pronti a sdebitarsi per costruire un mondo nuovo. Un modo concreto per essere uomini e donne di quella Chiesa in dialogo con il mondo che il documento conciliare “Gaudium et Spes” ha ampiamente proposto già sessant’anni fa. 

Pellegrinanti pronti a edificare famiglie credenti, credibili e costruttrici di un mondo nuovo. Uomini e donne, giovani e ragazzi, pronti a fare obiezione alle spese militari; a chiedere la conversione delle fabbriche di armi in strumenti di lavoro; a rilanciare la lettura del Vangelo nelle parrocchie come anche nelle case; ad avere un impegno di carità illimitato; a non dimenticare la vita nascente.

Il Natale di Gesù è la via maestra per diventare pellegrinanti ed essere sempre “in famiglia” con l’umanità. 

Il vostro parroco

Antonio Ruccia