LA NOVITA’ CHE NON FA PAURA
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Gesù non ha difficoltà ad affermare che è necessario superare le paure che ognuno porta con sé. In tanti non si accorgono che il primo ostacolo da superare per essere qualcuno nella vita è il superamento di sé stessi. Non si tratta di una corsa ad ostacoli come molti intendono. La vita è un’esperienza in cui è determinante lasciarsi alle spalle l’egoismo e l’egocentrismo a cui tanti sono attaccati.
Gesù rivolgendosi agli apostoli che esprimevano l’attaccamento alla sua persona, sostiene la necessità di superare le paure per quanto può succedere il giorno dopo. È qui che Gesù indica il percorso da fare: non avere paura del nuovo. Gesù si presenta a loro e all’umanità come il nuovo e mostra una strada mai percorsa da nessuno.
La sua proposta è un itinerario di vita e di fede e non una serie di norme da rispettare. Presenta una propostanuova, sebbene innestata sul vecchio. È una proposta chenon si contrappone a nulla ed è qualcosa di inedito e di impossibile da individuare precedentemente a Lui.
È l’amore per tutti e da realizzare con tutti. Non un amore per chi lo ricambia; non un amore per chi è legato dal sangue; non un amore limitato nel tempo. Il progetto di Gesù è quello di costruire una fraternità universale,
di abbattere le barriere etniche, di non continuare nella logica delle discriminazioni, di non accettare in nessun modo la guerra e la distruzione del pianeta, di non pensare che buoni e meno buoni siano due categorie che procedono su binari paralleli, di realizzare un mondo in cui nessuno sia messo da parte o addirittura sia una ruota di scorta.
Un progetto che richiede qualcosa di nuovo: dare la vita per tutti. Dare la vita per il mondo intero al punto di amare senza mai stancarsi. Un progetto in cui donarsi vuol dire impegnarsi perché ci sia un mondo senza schiavi e senza padroni, senza usurpatori e senza mercenari, senza discriminazioni e soprattutto senza esclusioni.
Questa non è una filosofia. Questa è Pasqua!
Tutto ciò richiede essere nuovi e superare noi stessi che spesso abbiamo paura del nuovo.
Avere paura del nuovo vuol dire avere paura di Gesù. Avere paura del nuovo significa non impegnarsi a favore di chi non ha la dignità che spetta ad ogni persona. Avere paura del nuovo significa non impegnarsi per i nuovi schiavi della nostra società, persone come i “media-dipendenti” o i ragazzi e i giovani dell’insignificanza o della dipendenza.
Avere paura del nuovo vuol dire avere paura della diversità, dei poveri, degli stranieri che arrivano, dei malati, di quanto potrebbe provocare la comodità della nostra vita. Avere paura del nuovo vuol dire avere pauradel matrimonio, di avere un figlio, di non avere tutto ildenaro necessario per il divertimento. Avere paura del nuovo significa addirittura avere paura di affrontare la morte preferendo la “dolce morte” senza passare per quell’atto di abbandono da cui è passato anche Gesù.
Gesù è nuovo in tutto.
Egli, insegnandoci ad amare e dare la vita per tutti, vuole costruire con noi un mondo nuovo: per questo ci chiede di dare la vita per tutti.
Le paure vanno eliminate con itinerari d’amore: amore per l’umanità, amore per la vita, amore per offrire un ulteriore possibilità. È l’amore come dono e non come possesso. È il passaggio dal credere nel Dio della sedentarietà a quello della dinamicità.
È il progetto per essere cristiani senza paure per il bene e il servizio dell’umanità. Un progetto che poggiasu un Dio che si chiama amore. Un Dio che è nuovo e che chiede a ciascuno di essere come Lui: uomini e donne nuovi e non cristiani riciclati o come pagine ingiallite di un libro senza contenuti e senza prospettive.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia