DA STERILIZZATI AD INNALZATI – DOMENICA 10 MARZO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

​Innalzare spesso è indicato come sinonimo di inorgoglirsi. È quel “gonfiarsi” che si ritrova in alcune favole della letteratura antica. Favole che rivelano quello spaccato della vita in cui c’è sempre qualcuno che cerca di emergere e soprattutto di assomigliare ad altri, anche se mai potrà diventare come l’altro. 

​Anche Gesù è stato “innalzato”. Innalzato ma non per essere osannato, bensì per mostrare, nel sacrificio della Sua vita sulla croce, l’immenso ed incommensurabile amore per l’umanità.

​La croce su cui è stato innalzato dopo essere stato inchiodato ha acceso una luce che nessuno più è riuscito a spegnere. Ha acceso un amore che nessuno prima di Lui aveva realizzato e ha mostrato come questo amore non è qualcosa di transitorio o una condivisone momentanea. Quella crocifissione non è equiparabile a quella dei tanti schiavi martirizzati sull’altare dell’egoismo umano, ma è un momento diventato “virale” al punto che nessuno mai è riuscito a spegnerlo. 

​Nel nostro mondo, in cui non ci si innamora più e non si ama più, la croce di Cristo continua ad accendere di speranza i cuori dei “senza-speranza”; continua a dare luce a chi brancola nel buio; a dare forza a chi ha paura di affrontare il futuro e si chiude a riccio nel suo mondo e ritenendo di essere il centro di gravità verso cui tutto deve convergere. 

​Non ci si innamora più e non si ama più perché l’amore spesso coincide con il possesso. Un possesso espresso con la forza e in alcuni casi con la violenza. Un amore che non ha nulla a che fare con il dono di sé. 

​Non ci si innamora più e non si ama più perché l’amore si confonde con il tornaconto. Un amore “a tempo”. Un amore che si confonde con semplici “like” e che si crogiola nella “religione dei social” fatta da schemi antropologici falsi che proiettano le ombre nella caverna di platonianamemoria. 

​Non ci si innamora più e non si ama più perché si preferisce aggirare gli ostacoli senza affrontarli e si ripropongono gli schemi della superiorità fondati su ideologie totalitariste e atee che   presentano cliché in cui solo chi è forte emerge anche a costo della distruzione dell’altro.

​Non ci si innamora più perché non si ama più e si preferisce che ci sia un amore “sterilizzato”, piuttosto che un amore fecondo. 

​Gesù, innalzato sulla croce, mostra apertamente l’inconsistenza di una “amore sterilizzato”.

 Se sterilizzare vuol dire privare della normale capacità di generare o di concepire, se sterilizzare vuol dire anche privare l’ingegnole capacità creativela fantasiale ideei sentimenti di quel percorso che nella vita di un uomo o di una donna gli permette di diventare persona, non abbiamo che da “innalzare” lo sguardo e lasciarci guardare ed amare da chi da Innalzato si è inabissato per salvarci da tutte le forme di anti-vita

​Quell’innalzarsi sulla croce di Cristo è un invito all’umanità ad innamorarsi e a prodigarsi per il bene dell’umanità. Innamorarsi vuol dire che nonostante le enormi difficoltà che possono presentarsi, chiamasi pandemia o cambiamenti climatici o guerra, bisogna innalzarsi e sconfiggere la sterilità e l’inerzia di tanti che hanno paura di amare.

​La croce di Cristo non è sterile: è feconda perché genera amore. Non è uno scandalo, ma mostra come è l’amore che scandalizza. Dio, in Cristo crocifisso si mostra non più un Dio sterilizzato, ma innamorato.

​Di qui l’impegno: in piedi innamorati del terzo millennio! Innamorati sempre,non come i semplici cristiani della domenica, non come quelli che vanno in chiesa per interesse, non come quelli che preferiscono restare lontani da tutto, non come quelli sempre pronti a lamentarsi o come quelli che hanno paura di sporcarsi le mani di Vangelodimenticando le vittime delle guerre e i pianti dei bambini abbandonati. Gli innamorati di Cristo sannoche la croce innalza la dignità e non affossa l’umanità. La croce crea futuro e ha un peso specifico tale che nessuno da quel giorno in cui Cristo ha dato tutto, dovrà leggere o studiare la storia basandosi con il numero dei morti e sulle date delle battaglie, ma rivalutando i segni di bene posti in essere nel silenzio di ogni giorno. 

​In piedi come Gesù. In piedi innamorati del terzo millennio! Gesù è “vivo sulla croce”. L’innamorato non muore mai. Gesù sulla croce è vivo e ha mostrato tutta la Sua umanità, ma soprattutto ha indicato che è con l’amore che si cambia la vita di tutti.

​La croce ci insegna a mettere in vita quanto è stato dichiarato morto, quanto non ha più senso, quanto è stato distrutto, quanto è ritenuto inutile. 

Da sterilizzati ad innalzati, da innalzati a fecondanti e da fecondanti a schiodanti per sentirci amati e diventare amanti di Cristo e dell’umanità.

Il vostro parroco

Antonio Ruccia