Dal vangelo di Marco (Mc 1,7-11)
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
In genere si è soliti dire di qualcuno che è “in servizio” quando svolge un’attività lavorativa. Un’attività che ha un suo inizio e che prevede una fine.
Quando si parla di Gesù e del suo inizio legato al ministero pubblico, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, non si ha difficoltà ad affermare che al fiume Giordano comincia il suo “servizio”. Purtroppo, si ha notevole difficoltà ad affermare che si tratta di un servizio che non solo coinvolge lui in prima persona, ma che ha una ricaduta anche sulla nostra vita.
Quello di Gesù è un battesimo nuovo. Lo stesso Giovanni, che da tempo battezzava al fiume Giordano,non ha difficoltà ad affermare che dopo di lui ci sarà uno “più forte” che battezzerà nello Spirito santo. Giovanni usa un linguaggio legato alla categoria della forza, piuttosto che a quella della misericordia. Il battesimo di Gesù è inteso dal precursore come un modo concreto per far emergere la potenza di Dio su tutto e tutti.
Gesù non propone un battesimo “secondo Giovanni”. Inaugura qualcosa di nuovo che deve condurre il ricevente a far parte di un popolo nuovo con criteri diversi da quelli della supremazia.
Lo stesso evangelista Marco presenta Gesù che arriva al Giordano per farsi battezzare come un “galileo”. Un giovane “fuori schema della tradizione ebraica”. Una persona che inaugura un’era nuova e che realizza il mandato della salvezza dell’umanità.
La ratifica avviene dalla voce che si ode dall’alto. Gesù è definito “amato”. In altri termini, viene collocato nella scia di Abramo che ha come figlio il suo “amato” Isacco. Come Abramo è chiamato a riunire tutti in un unico popolo, così Gesù è chiamato a far convergere tutti i popoli nella strada dell’amore.
Inoltre “Dio si è compiaciuto” di questo Figlio perché si colloca nella categoria del servizio. Come il “servo di Jahvè” che, oltre a riunire, s’impegna per salvare il suo popolo, così Gesù inizia il tempo in cui si spenderà per la salvezza di tutti.
Riunire e salvare sono le due azioni che Gesù dovrà realizzare riemergendo dall’acqua del Giordano e in tal modo inaugurare il percorso per una strada completamente nuova. Quel salvare e riunire, di conseguenza, non riguarda solo Gesù, ma tutti i cristiani che sono coinvolti da Dio nello stesso progetto per una Chiesa che sia sempre “in … servizio”.
La salvezza dell’umanità non è quindi un’azione esclusivamente sacramentale, ma una vicenda d’amore da concretizzare riscoprendo un’azione di conoscenza e di evangelizzazione.
Si evangelizza servendo e amando senza un tempo limitato e camminando insieme a tanti che credono che essere credenti è il passo primo per poter diventare credibili.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia