UN MONDO DA AMARE – DOMENICA 4 GIUGNO

Dal Vangelo di Giovanni (3, 16-18)

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

A Nicodemo, che di notte era riuscito a superare i suoi timori e, sfidando tutti, Gli aveva chiesto cosa potesse fare per amare Dio “oltre ogni previsione”, Gesù, con una serie di risposte, chiarisce che per comprendere Dio, che è Padre e Madre nello stesso tempo, bisogna amare il mondo. 

Nicodemo, che di legge mosaica era maestro e di esperienza del Tempio ne aveva da vendere, era stato letteralmente spiazzato. Lui cercava un Dio che lo aiutasse a cercare una via d’uscita al senso della sua e dell’altrui vita e si ritrovava a dover fare i conti con un mondo da amare

Un mondo in cui ciascuno, contribuendo con la propria vita, non solo non aveva alcun diritto disprecarlo, ma in cui ciascuno era chiamato a renderlo addirittura paradisiaco e stupendamente innovativo su ogni fronte. Un mondo di uomini e di donne in cui tutti sono protagonisti e stretti collaboratori perché invitati ad amare e a generare il “nuovo”. A fare del creato il luogo in cui ogni vita possa esprimersi e trovare la felicità attraverso un servizio attento verso ciascuno; a mettere a disposizione del mondo il proprio ingegno fino a provare ad eliminare qualsiasi forma di male, dalla malattia alla guerra, dalla distruzione all’ecosistema alle imperdonabili forme di annientamento umano che passano dai lager fino alle vecchie e nuove schiavitù; ad inventare le strategie più adatte perché nessuna nuova invenzione debba essere demonizzata, ma posta al servizio dell’umanità, al fine di esprimere la gloria di Dio. 

Un mondo da amare con tutto il cuore e soprattutto da rendere diverso per il bene dell’umanità. Un mondo da amare – continua Gesù rivolgendosi a Nicodemo – usando la strategia della misericordia. Una categoria a cui “il vecchio”, né tutti gli altri membri del Sinedrio, aveva posto alcuna considerazione pur conoscendo quanto nei libri sacri era riportato. La misericordia, apparentemente nascosta, era ed è quella voce dello Spirito santo che spacca le forme del vecchio e immette nel nuovo.

Il mondo si ama servendolo; si ama se senza mai usarlo a proprio compiacimento; si ama senza sprecarloe senza distruggerlo. Insomma, senza mai fare nulla che vada contro l’uomo e contro il creato.

Il mondo si ama fino al punto da rinnovarlo. Proprio come Gesù che sulla croce non ha distrutto l’umanità, ma ha indicato proprio all’uomo la strada della riconciliazione per rendere tutti collaboratori dell’amore. 

Questa è la Trinità. Un Dio unico che si spezzetta e che, mostrandosi Uomo, trova segni e modi sempre nuovi per “soffiare” e far giungere il suo alito di vita anche quando tutto sembra essere votato alla morte. 

La Trinità è l’unità nella diversità di Dio che, con tutte le cose del mondo, dalla tecnica alla robotica, dalla fisica alla scienza, dalla scienza fino all’intelligenza artificiale, mostra che ogni persona va amata e non va mai dequalificata e che nessun uomo o donna, soprattutto se povero, è un escluso dal cuore della misericordia.

Il vostro parroco – Antonio Ruccia