Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12°)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Sono in tanti quelli che oggi si cimentano a postare le storie sui social. Sono quelli che si autoproclamanopromotori di loro stessi. Facce sorridenti e provocanti, baci lanciati a distanza, paesaggi mozzafiato ritagliati anche da immagini recuperate dal web che fanno pensare che abbiano raggiunto l’apice della vita tanto da richiamare l’invidia altrui. Una felicità agognata da sempre che si racchiude in uno scatto ma che spesso rivela quell’eterna insoddisfazione che caratterizza la vita di tanti.
A questo popolo generato negli hub che ha ben poco di reale e tanto di virtuale; a questo popolo proiettato nell’effimero e verso facili guadagni a cui manca spesso l’affetto e la famiglia; a questo popolo che ha difficoltà ad amare perché preferisce rimanere un adolescente che aspira solo al lusso e al divertimento piuttosto che essere persona in dialogo con il mondo, Gesù mostra e propone un mondo di beati che costruiscono paradisi.
A chi si aspettava un Gesù pronto a risolvere i problemi con la bacchetta magica; a chi si aspettava un Gesù che dinanzi al primo ostacolo si sarebbe tirato indietro; a chi lo riteneva uno dei tanti affabulatori della società, Gesù propone il cammino dei beati. Gli indica un percorso da intraprendere fatto da persone che intendono realizzare cose nuove. Persone non dal muso lungo e dalle eterne lamentazioni, ma persone che scavalcano tempi e spazi e realizzano pezzi di paradiso.
A questo popolo di beati non appartengono i narcisi, quelli che guardano solo a se stessi; gli eccentrici, quelli che si piegano solo se stessi perché si ritengono il centro del mondo; gli usurpatori che riducono gli altri sul lastrico con tutti i mezzi più illeciti; i doppiogiochisti che provano a mantenere a galla annaspandomaldestramente.
Il popolo dei beati è fatto dai costruttori di paradisi non dai collaboratori del quieto vivere. È fatto, invece, da quelli che credono che bisogna realizzare un mondo migliore.
Per questo motivo “i paradisiaci” non sono sognatori ma quelli che lottano per dare felicità e futurocominciando dal far emergere dai bassifondi della storia tutti i poveri; quelli che operano per la pace e si impegnano concretamente a favore del disarmo nucleare, che è oggi la prima esigenza da realizzare per costruire la pace; quelli che fanno della gratuità il fulcro della loro azioni; quelli che di fronte ai disagi non si tirano indietro da nulla e che con la carità salvano la vita di tanti.
Il popolo dei beati non ha un luogo in cui si ferma, ma realizza storie di servizio, richiama alla disponibilità e scorge anche chi non è attenzionato da nessuno. Non è un popolo selettivo, ma inclusivo perché “i paradisiaci” non chiudono le porte a nessuno,ma si proiettano nel domani con la forza e la gioia di chi vuole cambiare il mondo rendendo felici tutti.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia