Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,5-10)
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Si definisce peso specifico il rapporto tra il peso di un corpo e il suo volume. Se questo proviamo a paragonarlo alla fede dovremo subito dire che la fede si calcola sulla nostra capacità di amplificare l’amoire ricevuto da Dio.
E’ questo che Gesù ha provato a far intendere ai suoi discepoli, sempre pronti a lasciarsi suggestionare dalle pseudo paure che erano pronti a crearsi.
Durante il cammino, la fatica della strada e soprattutto le difficoltà che aumentavano giorno dopo giorno finivano per mettere gli apostoli con le spalle al muro. All’entusiasmo iniziale dovuto ai primi miracoli e all’adesione di tanta gente che subito avevano seguito Gesù, facevano da contrappeso la paura di continuare e soprattutto la capacità di poter superare quel grande ostacolo della croce a cui Gesù aveva fatto più volte riferimento.
Si trattava di calcolare non solo il percorso per raggiungere Gerusalemme, ma soprattutto la forza di poter proseguire il cammino. Di qui la richiesta rivolta a Gesù di poter aumentare quella fede che poteva permettere loro di non avere paura di continuare e di non tirarsi indietro quando avrebbero dovuto affrontare le prove.
Quella degli apostoli è la stessa e medesima difficoltà di tanti. La paura delle difficoltà unita alla non volontà di superare gli ostacoli e di superarsi tanto che ci portano spesso a viverenell’insignificanza e a sfogliare l’album dei ricordi. Foto e video in cui solamente raccontare cosa si è fatto di bene, senza mai ammettere di aver avuto poco coraggio nel raggiungere la meta.
E’ l’esperienza di tanti giovani che temono di perdere qualcosa e preferiscono mollare. Vivono la loro preadolescenza e adolescenza anche con il fascino della fede ma nel momento di fare il salto di qualità e di immergersi nella storia di Gesù con tutto se stessi, si fermano, ritenendo che il peso del cammino sia troppo oneroso.
E’ l’esperienza anche di tanti adulti che dopo essersi lasciati coinvolgere dall’esperienza affascinante di Cristo, mollano perché temono di togliere tempo alla loro vita e alla fine preferiscono nascondersi dietro una foglia di fico piuttosto che uscire allo scoperto e contribuire a realizzare una società a misura di Vangelo.
Gesù agli apostoli che domandano che aumenti la loro fede risponde che è necessario che ciascuno di loro si responsabilizzi. In altri termini chiede che finiscano di vivere come bambini viziati sempre bisognosi di aiuto e mai pronti a dare tutto per amore. Per questo non ha difficoltà a dire loro che la fede ha il medesimo peso di un granello di senape.
Ed è qui che essi hanno subito reagito affermando che il peso del granello di senape è incalcolabile e che non può essere rilevato da nessuna bilancia.La replica di Gesù è stata immediata. Ha subito affermato che la fede è equivalente al peso del granello di senape tanto di spostare un gelso e trapiantarlo nel mare. Un linguaggio che sa di assurdo e che avrà nuovamente lasciato esterrefatti i discepoli.
Per questo con un ulteriore racconto ribadisce loro che la fede si calcola in servizio. Chi serve e si mette a disposizione di tutti può superare qualsiasi ostacolo. E’ l’amore la bilancia per calcolare il peso del granello di senape. E’ l’amore la bilancia per calcolare la fede.
Tutto questo:
servendo Dio, ben sapendo che pregare non è tempo perso, ma tempo donato per abbattere muri e barriere che appaiono insormontabili;
servendo la famiglia, cioè non chiudendosi nel proprio mondo, perché la famiglia è il luogo primario per educarsi vicendevolmente a vivere con tutti servendo tutti;
servendo i poveri, cioè amando anche chi non potrà mai restituirti quanto ha avuto gratuitamente.
Quello che potrebbe sembrare da parte di Gesù qualcosa di assurdo, quell’affermare che alla fine siamo servi inutili è un ulteriore sottolineatura del fatto che servire vuol dire amare sempre. E’ un ribadire che l’amore gratuito e disinteressato non ha un peso. Servire e amare non sono mai un peso: sono le facce di un’unica moneta che va spesa per l’umanità.
Chi ama non si stanca di servire e sa sempre ricominciare anche quanto tutto è andato per il verso sbagliato. La fede si calcola amando e servendo.
Nessuno è inutile se ama e serve. Anzi è solo servendo con amore che nessuno sarà calcolato come persona inutile.
E’ questo il salto di qualità che il Signore chiede. Non basta essere bravi.Si cresce solo se si ama ben sapendo che il peso specifico dell’amore è solo il servizio.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia