Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12°)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Da sempre le potenzialità di una persona si misurano in forza e denaro. Questo valeva per le potenze dell’antichità come Atene, Sparta o Roma, e vale anche per noi che viviamo nel terzo millennio dove il potere si misura allo stesso modo. Le testate nucleari e l’acquisizione degli stati sovrani a suon di invasioni o di compravendite di persone mostrano ancora che, come metri ochilogrammi, anche queste unità di misura non sono cambiate.
Il risultato dello strapotere economico-militare,che detta molto spesso le regole della vita, finisce per avere una ricaduta nell’esperienza quotidiana. Femminicidi, aborto, disprezzo della vita che si spegne, guerra, disinteresse per cambiamenti climatici e scarsissima attenzione verso le vecchie e le nuove povertà, sono le ricadute naturali della società della forza/denaro che ci sta caratterizzando anche dopo la forzata chiusura derivante dal coronavirus. Una chiusura rivelatasi come l’estrema ratio di chi ha provato in tutti i modi a superarel’altra parte e a mostrare come la ricerca scientifica potesse far emergere le potenzialità economiche di una parte sull’altra.
Gesù, al contrario, mostra invece una vita altra. Una vita diversa e soprattutto santa come criterio per vivere ed agire senza sgomitare e soprattutto eliminare chi sta di fronte o dall’altra parte della barricata.
Una folla immensa e diversa, fatta di uomini e donne, di disperati e di altolocati, di persone stanche e deluse e di entusiasti della vita, di piccoli che camminano insieme agli altri, proveniente dalla Galilea, da oltre il Giordano e dalle dodici città costruite intorno al lago di Tiberiade, è coinvolta in un progetto nuovo. Un progetto che indica una vita altra ma nello stesso tempo affascinante dove i protagonisti sono i disarmanti.
Sono quelli che con il loro agire e la presenza disarmano quelli che credono che solo con la forza e il denaro si vive e si cambia l’umanità. Sono santi perché con poche parole e una quantità grande di gesti disarmano i banchieri senza scrupoli, usurai “legalizzati” o i politici dalle tasche sfondate a cui più che il bene comune interessa solo il bene individuale.
I disarmanti sono uomini e donne che percorrono strade alternative ma che raggiungono rapidamente esperienze di vita che coinvolgono tutti. Per questo qualcuno li paragona ai rivoluzionari, ma aggiungendo subito, dell’amore e della pace. Sono quelli che riscattano i poveri e soprattutto li amano; quelli che educano alla disponibilità vivendola in prima persona; quelli che lottano per un mondo senza sofferenza; quelli che rifiutano le tangenti e non scendono a patti con le mafie; quelli che educano e lavorano per il disarmo,pronti a trovare il modo migliore per costruire pozzi d’acqua, scuole o ospedali dove non ci sono; quelli che denunciano gli sprechi; quelli che gridano il Vangelo con la loro vita insieme agli altri.
Sono quelli che sanno gioire e che con il loro fare disarmante non si arrendono anche quando finiscono per essere crocifissi. Sanno bene che è solo un passaggio e non un paesaggio da cartolina:sanno che è un passaggio di santità.Sanno soprattutto che per essere disarmanti bisogna sempre oscillare tra originalità e credibilità mettendo da parte potenzialità e “faraonicità”.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia