Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 3, 16-18)
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Parole “scardinanti”, al vetriolo, direbbero gli esperti della comunicazione, quelle scambiate, in una strana notte, quelle tra il “dotto” Nicodemo appartenente al Sinedrio, a quel “gotha” di esperti in grado di tradurre la Legge ebraica, e l’astro nascente Gesù, quel nuovo “rabbi” che raccoglieva gente e che la coinvolgeva al punto da affermare che il mondo si può cambiare, anzi, si può rivoluzionare con la misericordia.
E’ questo il succo del discorso, condensato in questa parola che mostra come quel Dio sempre lontano, quel Dio che non ammetteva repliche, quel Dio vincitore sui suoi nemici, ha cambiato strategia. Ora indica nella misericordia il suo nuovo volto.
E’ un Dio trinitario. Un Dio non dalle molte facce o dalle forme sdoppiate. E’ un Dio che continuamente e instancabilmente si relaziona con l’uomo e gli garantisce che tutto si realizzi. Infatti …
Dio ha tanto amato il mondo … perché…
non pretende che il mondo lo ami, ma è Lui che ama il mondo misericordiosamente: il Dio di Gesù Cristo è misericordia;
Gesù è l’incarnazione del Dio della misericordia, non un altro Dio, ma lo stesso Dio che salendo sulla croce salva il mondo dai peccati;
lo Spirito, il dono che lascia a tutti i suoi discepoli, è la forza della misericordia per comunicare l’amore di Dio anche di fronte alle persecuzioni e alle violenze psicologiche e verbali che il mondo vomita sui cristiani che testimoniano il Vangelo sulle strade delle periferie di ogni angolo della terra.
La Trinità non è un mistero irrisolto e mai esplicitato. E’ quel progetto d’amore che i cristiani sono invitati a realizzare. Il tutto attraverso la Chiesa. Infatti, la Trinità è l’ossatura, l’anima di quella “chiesa della misericordia” che ha come prerogativa l’evangelizzazione.
La Chiesa, comunità trinitaria della nuova evangelizzazione, è la casa della misericordia che si cimenta in una progettualità di unità nella diversità. Infatti, la croce, punto nodale e imprescindibile della Chiesa, non è più il linguaggio dei duri e dei forti; non è il linguaggio dei deboli e degli sconfitti; ma è l’espressione concreta del servizio del Dio della misericordia all’umanità. E’ sulla croce che la Trinità si rende contemporaneamente presente nel Figlio sofferente, nelle braccia accoglienti del Padre verso il Figlio e nelle parole del perdono di Gesù che, emettendo lo Spirito, indica la strada della nuova evangelizzazione.
Per questo la catechesi, la celebrazione, i poveri sono i mezzi per costruire la casa della Trinità e della misericordia. Non una Chiesa di scheletri, ma di persone che vanno “misericordiando” nel mondo, annunciando e realizzando quanto Gesù ha indicato.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia