Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
C’è solo da domandarsi: chi è il pastore che ascolta e conosce le pecore e poi … si lascia seguire e dona la vita per queste pecore che spesso vorrebbero andare per altre strade ?
E’ proprio necessario che ci sia un cane a raccogliere quelle che tentano di fermarsi a brucare l’erba cresciuta sui muretti a secco che spesso crea più danni, provocando allergie, che sfamare le stesse pecore?
Perché bisognerebbe seguire questo pastore puzzolente che non riesce a togliersi di dosso il tanfo delle pecore e che, parlando a ciascuna di esse, propone che siano buone e soprattutto che amino poveri, ammalati, disperati e … che amino sempre e per sempre tutti ?
Il pastore non è colui che propone attraverso un linguaggio ammaliante di seguirlo perché intende primeggiare sugli altri. Non è colui che propone lavoro, denaro e vita facile scambiandoli con sesso, potere e servitù garantita. Se fosse così, il pastore sarebbe catalogabile o come un usuraio che apparentemente ti offre qualcosa e successivamente ti stritola per sempre; oppure come un amministratore che si limita a orari prestabiliti e ti chiede solo di stare sempre nei canoni e nei limiti di tutto; oppure addirittura come un eloquente e magistrale comunicatore che parla di tutt’altro anziché di amore perché preferisce essere demotivatore.
Il pastore esiste solo se è disposto a donarsi per sempre per le pecore. Insieme costruiscono il futuro e possono operare scelte “per l’eternità”.
La Chiesa è un gregge dove pastore e pecore si costituiscono come una famiglia che ogni giorno progetta qualcosa per un domani migliore.
La Chiesa delle schegge è quella delle iniziative sporadiche e senza futuro. E’ la Chiesa fatta da pastori e da pecore che cercano di fare iniziative senza sprecarsi più di tanto. Un gregge “stanco e annoiato”, ma soprattutto demotivato perché sordo e assonnato.
Una Chiesa che diventa comunità “scheggiata”, al contrario, è fatta da persone senza paura che, avendo il cuore aperto, sconfinano verso ideali di disponibilità e di accoglienza. Una “chiesa che non puzza di sterco”, ma che sconfina nei cuori e opera, a favore di ciascuno. A volte “scheggiata”, perché offesa, non cede mai alle lusinghe di chi intende offrirle denaro pagando sacramenti o costruendo strutture che non saranno mai usate, ma è sempre presente oltre gli steccati degli ovili e lascia la porta aperta a tutti.
Il vostro parroco
Antonio Ruccia