Dal vangelo secondo Marco ( Mc 1,12-15 )
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo»
Sembra irriverente parlare di “vangelo”, di una buona notizia è, nello stesso tempo, associare questa a deserto. Eppure … ancora una volta Cristo ci sconvolge a tal punto che ci annuncia una lieta notizia proprio dal deserto.
E’ proprio Lui che ci parla dal deserto ai nostri deserti. E’ Lui che parla alle nostre aridità e da un luogo in cui tutto sembra essere insignificante e soprattutto senza prospettive ci lancia e ci rilancia una proposta di amore.
Il deserto è certamente il luogo della solitudine, della fame e della sete, ma è anche il luogo del fidanzamento (Os 2,16) e soprattutto del primo amore (Ger 2, 2-3). Il deserto è il luogo dove la persona sperimenta il proprio limite, il proprio bisogno, il proprio essere creatura, ma è anche ed è soprattutto il luogo dove il Padre si mostra premuroso di fronte alla fame e alla sete di un popolo errante all’apice della disperazione. E’ questa la bella notizia: dal deserto scaturire la sorgente dell’amore di Dio.
Di fronte alle tentazioni di mollare, di adeguarsi, di lasciar correre contribuendo a far parte della schiera dei lassisti in continua crescita, di coloro che alla fine dicono che è sempre troppo per loro e che non ce la faranno mai; di fronte al nostro mondo che tiene sempre più Gesù a distanza contribuendo a far crescere la mentalità atea e borghese e la nutrita folla di eterni indecisi e dal volto rigirato, c’è una voce che proprio dal deserto ci propone qualcosa di nuovo e ci offre una bella notizia, un vangelo da far nostro e da trasmettere.
Qual è la buona notizia? E’ il passaggio dal deserto di Giuda al deserto della croce, dove Gesù muore nell’abbandono totale.
E’ dalla croce, da un uomo martirizzato sul deserto del Calvario, che nasce la buona notizia: non siamo più peccatori ma perdonati e amati per sempre. E’ il momento in cui anche il deserto rifiorisce. E’ il momento in cui Gesù diventa la parola “nuova”, la buona notizia alle solitudini e ai tanti tentennamenti di ogni giorno. Infatti, Dio non governa emanando leggi che i suoi sudditi devono osservare, ma comunicando il suo spirito, la sua stessa capacità d’amore, dove anziché comandare, ci si mette al servizio.
Nell’offerta di Cristo sulla croce, Dio si mostra innamorato dell’umanità. Gesù non è un rimorchiato, ma un rinnovato che rinnova e mostra che l’esperienza della fede non è quella di una “chiesa dei rimorchiati, ma di una comunità dei rinnovati”.
La Chiesa dei rimorchiati, dei cristiani stanchi, di quelli depressi, degli scontenti, degli apatici, dei doppiogiochisti, degli arrampicatori resta sempre nel deserto. Ma quando diventa comunità dei rinnovati, dei cristiani impegnati, di coloro che servono gratuitamente, dei genitori che credono nella vita, di quelli che investono in progetti di solidarietà, di chi ha il coraggio di guardare oltre se stesso e di andare contro la cultura dell’accumulo rimuove tutte le croci e fa rifiorire anche tutti i deserti della storia mostrando che la croce rimossa è la parola laica della misericordia del Padre.
E’ qui che Cristo, vangelo e parola nuova si concretizza attraverso :
– il primato della preghiera sull’efficientismo,
– il primato del lavoro sul capitale;
– l’impegno per la destinazione universale dei beni;
– la svolta per una famiglia aperta all’amore;
– il donare totalmente la vita a Cristo senza paura di perdere nulla, ma gioire di questo dono d’amore ricevuto.
Il vostro parroco – Antonio Ruccia