Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10, 37-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
La scelta di seguire che Gesù chiede ai suoi discepoli non è quella di avere un passo veloce o lento a secondo delle situazioni, non è nemmeno la pretesa di avere un passo di marcia o di danza, né tanto meno quello dello scalatore o dell’arrampicatore.
La sequela è un’opzione d’amore da realizzare attraverso l’accoglienza. La missione del discepolo, infatti, è quella di saper portare frutto slegandosi per accogliere prima e servire dopo.
Dobbiamo essere convinti che le vere opzioni nella vita per seguire il Cristo si fanno slegandosi dai rapporti affettivi, dai legami di sangue, dall’avere strette relazioni affettive nell’educazione e soprattutto senza essere dipendenti da qualcosa o qualcuno. Per amare bisogna slegarsi. I “cristiani legati” formano le chiese degli incatenati e degli incappucciati fondate su devozioni, atteggiamenti ossequianti, sottomissioni, scelte rimandate.
La comunità degli s-catenati si forma nell’impegno a dare accoglienza e futuro alle mamme abbandonate, ai ragazzi e giovani emarginati, ai tanti trasandati.
Una comunità degli s-catenati realizza progetti di vita fondandosi sull’esempio di Gesù che accoglie e segue quanto il Padre suo gli propone. E’ l’esperienza dei suoi dodici anni fatta al Tempio. Nell’occasione (Lc 2, 41-52) non discrimina i suoi, ma elabora per loro e per il futuro progetti di famiglie che non si possano restringere agli affetti. E’ la medesima esperienza che ribadisce a chi chiede spazio per raccomandazioni strettamente familiari e materne (Mt 12,46 – 50) indicando che la parentela deriva dall’attuazione accogliente dei poveri. E’ la stessa e identica cosa che Gesù chiede alla donna Samaritana, alla straniera di turno di poter entrare nella sua vita non da ospite, ma da fratello chiedendo solo un bicchiere d’acqua fresca.
Una comunità che si slega è scatenata
- dalla logica dei forti e dei potentati economici;
- dalle strategie dei vangeli accomodati per interessi personali;
- dagli steccati eretti da alcune frange di cristiani che vogliono e anelano ancora a una “chiesa dei tronfi e delle vittorie dimenticando la strategia della misericordia”;
- nello sradicare le croci dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte o in alcuni casi tanti Pilati con le mani lavate;
- nella realizzazione dei progetti di misericordia attraverso opere di giustizia e nelle persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti.
Per annunciare il Cristo bisogna solo slegarsi e non perdere mai la fiducia che la croce di Cristo ci ha slegato definitivamente dal peccato e dalla morte.
Il vostro parroco Antonio Ruccia