“Nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di ‘uscita’ che Dio vuole provocare nei credenti. Abramo accettò la chiamata a partire verso una terra nuova (cfr Gen 12,1-3). Mosè ascoltò la chiamata di Dio: ‘Va’, io ti mando’ (Es 3,10) e fece uscire il popolo verso la terra promessa (cfr Es 3,17). A Geremia disse: ‘Andrai da tutti coloro a cui ti manderò’ (Ger 1,7). Oggi, in questo ‘andate’ di Gesù, sono presenti gli scenari e le sfide sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa, e tutti siamo chiamati a questa nuova ‘uscita’ missionaria. Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”: nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, papa Francesco ha posto l’attenzione in maniera forte e decisiva sul tema dell’evangelizzazione in un mondo che non solo è cambiato, ma si trova ormai a distanze siderali dalla società in cui l’annuncio cristiano aveva trovato terra feconda. La novità sociale, le prospettive globali dell’economia e un’etica divenuta fragile pongono il credente di fronte ad una domanda: in quale mondo posso annunciare il vangelo?
Don Antonio Ruccia, parroco nella parrocchia ‘San Giovanni Battista’ a Bari e docente di Teologia Pastorale presso la Facoltà teologica della città, nel libro ‘Annuncio e profezia – La svolta kerygmatica per una parrocchia d’evangelizzazione’ ha affrontato la domanda seriamente: ‘chi siamo noi, come comunità cristiana’ di fronte al vangelo e di fronte al mondo postmoderno. La risposta va verso una profonda immersione nel contesto nuovo che al credente è offerto, affinché la risposta sia ‘incarnata’ come indicato da Gesù.
Don Antonio, perché ha scritto questo libro?
Ogni titolo nasconde in sé qualcosa che possa condurre a sfogliare le pagine e nello stesso tempo rivela il contenuto dell’opera. L’aver sintetizzato in due parole come annuncio e profezia la strada della svolta kerygmatica per una parrocchia che si pone in stato di evangelizzazione, rivela che senza questi due pilastri non è possibile individuare la virata necessaria per progettare una ‘parrocchia da terzo millennio’. Annuncio perché l’asse della sacramentalizzazione fin troppo usato sembra far acqua da più parti e necessita di un cambiamento. Profezia perché si intende proporre una scelta che guardi avanti soprattutto come saper coniugare la vita evangelica con le nuove dinamiche della società contemporanea.
La parrocchia ha le ‘carte in regola’ per annunciare la svolta ‘kerygmatica’ di papa Francesco?
Nessuno può pretendere di avere le carte in regola. Credo, invece, che la parrocchia ha grosse potenzialità per svoltare kerygmaticamente. Pensare che questo modello ha le sue radici nella ‘chiesa antica’ ci offre l’opportunità di comprendere che i cristiani non hanno avuto timore di ‘mettersi in gioco’ e di testimoniare fino alla fine la centralità di Cristo e del suo amore per l’umanità. Tanti esempi sono utili perché si raggiunga l’obiettivo. I giovani con esperienze di volontariato e di servizio gratuito, la catechesi svolta nei caseggiati e negli stabili, la testimonianza di laici impegnati nel sociale sono le ricadute di una possibile svolta che oggi deve essere solo compiuta. Non bisogna avere paura di ‘uscire dall’anonimato’. Servono anche pastori più intraprendenti e soprattutto serve che non si brucino le ali a chi si tuffa nelle scelte di costruire comunità dalle larghe vedute.
In quale modo la parrocchia può coniugare catechesi, liturgia e carità?
“Due sono i metodi indicati nel testo: mistagogico e kerygmatico. Infatti attraverso il metodo mistagogico che realizza l’unità dei gruppi e delle associazioni realizzando un unico itinerario di fede per l’intera comunità parrocchiale, e il metodo kerygmatico con un’attenzione speciale alla pastorale che fonda le sue radici nella Dottrina sociale della Chiesa, è possibile creare quella sintesi tanto auspicata. La catechesi, la liturgia e la carità non sono solo fondamenti intraecclesiali, ma devono diventare espressioni extraecclesiali con punti di forza verso i luoghi dove come comunità parrocchiali spesso si risulta assenti”.
In questo inizio del nuovo millennio qual è il compito della parrocchia per generare una comunità ?
La parrocchia diventa comunità quando vive l’esperienza della fraternità e del servizio soprattutto a favore dei meno fortunati. Anche in questo caso il modello delle comunità primitive deve trovare espressione in momenti continuativi di fraternità vissuti con amore. Più che caricare i tir di buone intenzioni la parrocchia deve scaricare l’idea di una chiesa da area di servizio. Diventa comunità quando si forza di mettersi alla ricerca dei dubbiosi, dei semplici, delle donne in difficoltà; quando arriva nelle aree oscure del territorio e soprattutto quando non ha paura di ‘metterci la faccia’ . Più che scontrarsi con il mondo, la parrocchia diventa comunità quando s’incontra con il mondo e sta amorevolmente con lui.
Fonte: acistampa