Dal vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Non è un cammino qualunque, ma una scelta quella fatta da Maria nei confronti di sua cugina Elisabetta: Maria da donna del giubileo a madre che ci invita ad andare oltre la porta. Questo significa per noi a passare da una Chiesa del giubileo ad una comunità d’oltre porta.
Luca nel suo vangelo ci indica che è necessario entrare e uscire. C’è solo da chiedersi verso dove? Proprio verso la porta per entrare e uscire. Infatti, di Maria non si dice che sfondò la porta, né che abbatté l’uscio, né che suonò il campanello, ma che entrò nella casa. Proprio come farà Gesù quando entrò nella casa di Zaccheo o di Matteo. E’ la stessa esperienza che vivranno le prime comunità cristiane (At 2,46 – 5,42) e soprattutto di Paolo che accolse nella sua casa presa in fitto tutti: giudei e pagani (At 28,30).
Maria c’insegna ad entrare nella casa e nei cuori di ciascuno. E’ la prima ad oltrepassare le porte delle logiche della globalizzazione dell’indifferenza e ad indicarci la Chiesa che entra nelle case, negli appartamenti, nelle blindature delle sicurezze e nelle pieghe delle paure delle accoglienze.
Maria c’insegna anche ad uscire dalle porte, perché c’invita a sussultare come Giovanni nel grembo di Elisabetta. Infatti, una Chiesa che resta in casa non sussulta, ma esce per dare la vita ed evangelizzare. come lo stesso verbo greco indica (egalliase). Non si può tacere e non si può nicchiare di fronte ai soprusi commessi contro i poveri e i miseri della nostra società. Se pensiamo alle 800.000 persone che cadono vittime della tratta di cui 80 per cento sono donne e di queste il 50 per cento sono minorenni ancora di più dobbiamo essere convinti che il Natale è la festa dell’annuncio da portare e non conservare.
La Chiesa oltre la porta non ha ostacoli e non baratta la diplomaticità del suo annuncio con un agire sonnecchiante. Se vogliamo vivere il Natale, dobbiamo sfondare le tante porte che ancora restano chiuse in noi e superare le comodità che ogni giorno ci sforziamo di costruire con tenacità.
Cristo nasce ancora oltre le porte !